Bullet To the Head (2012)
di Walter Hill
Sylvester Stallone (Jimmy Bobo)
Sung Kang (Taylor Kwon)
Sarah Shahi (Lisa)
Adewale Akinnuoye-Agbaje (Robert Nkomo Morel)
Jason Momoa (Keegan)
Christian Slater (Marcus Baptiste)
Jon Seda (Louis Blanchard)
Holt McCallany (Hank Greely)
A Walter Hill non si può non voler bene, se non altro perché ci ha regalato tra i più grandi capolavori del cinema metropolitano underground e poco male se talvolta le sceneggiature dei suoi film fanno un po' acqua: anche in The Warriors (1979) qualcosa mancava (un collante valido tra le singole disavventure del suo branco e le motivazioni dello stesso nel portare in salvo la pelle e la dignità nei confronti della scena criminale newyorkese), ma tutto passa in secondo piano quando il senso dell'azione risulta travolgente e la forma estetica sublima i dettagli che fanno la differenza.
Nella seconda decade del XXI secolo ormai il regista californiano ha completato la sua metamorfosi in produttore (Prometheus di Ridley Scott e l'imminente sequel sono nel suo portfolio) e questo ci dispiace, perché pochi come lui sanno esprimere un grande cinema anche in progetti apparentemente da supermercato come Undisputed (2002) e come questo Jimmy Bobo che rappresenta il suo ritorno sul grande schermo dopo dieci anni di assenza riempiti solo da un paio di serie tv (Deadwood e Broken Trail).
E' anche un'ulteriore tappa della terza età del Sylvester italoamericano, che sulla soglia dei 70 ce la mette davvero tutta per arginare la decadenza fisica a suon di muscoli e pugni. Della sua generazione di bodybuilders prestati al cinema Stallone è quello che sta meglio, di gran lunga rispetto all'ex governatore della California. Quello che a dispetto della sua monoespressività quasi leggendaria e ormai semiotica riesce a dare corpo all'esistenza tragica e crepuscolare di un sicario in cerca di vendetta; uno che ha vissuto la strada e che ha imparato ben presto a fidarsi più delle sue braccia e delle sue armi piuttosto che della giustizia istituzionale. Ad affiancarlo, ovviamente, non poteva che essere un agente di polizia Asian, uno di quelli che reciterebbe il mandato di arresto anche di fronte a un pluriomicida con la pistola in mano, cocciuto abbastanza per mettere alla prova i nervi di Jimmy Bobo.
E il nuovo Walter Hill si conferma l'ennesima variante della strana coppia che deve imparare a convivere per fronteggiare un nemico comune (stavolta è il turno di speculatori fuggiti dalla povertà africana e che vogliono impadronirsi dell'edilizia di New Orleans per ripulirla dai poveri) come si è visto e stravisto per mezzo secolo. La sceneggiatura lascia il passo al fisico, ai combattimenti, alle armi, alle sparatorie quando non si fa prendere da dialoghi che lasciano il tempo che trovano se non per marcare banalmente il rapporto tra i personaggi.
E' un action vecchio stampo costruito in modo convenzionale che si distingue dalla massa infinita di produzioni anni '90 per tre cose: l'ambientazione noir della Louisiana (stato che ultimamente investendo molto sul cinema per rilanciarsi dopo i danni dell'uragano Katrina), l'utilizzo fantastico sul piano narrativo degli esplosivi, la tematica intelligente del confronto generazionale tra un rude killer vecchio stampo (Jimmy), un tech addicted come l'agente Kwon e una giovane tatuatrice ribelle, saggia e contraria alla violenza come Lisa, due mostruosi cattivi agli antipodi che a loro volta si scontrano tra brama di denaro e potere e pura follia omicida.
Per intrattenersi basta e avanza.
VP