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martedì 18 dicembre 2012

Skyfall (2012) by Sam Mendes


Skyfall (2012) di Sam Mendes

Daniel Craig (James Bond)
Judi Dench (M)
Javer Bardem (Silva)
Ralph Fiennes (Gareth Mallory)
Naomi Harris (Eve)
Bérénice Marlohe (Sévérine)
Albert Finney (Kincade)
Ben Whishaw (Q)


Nel 2012 innanzitutto dobbiamo chiederci il senso di James Bond. Icona pop del Novecento inglese, divoratrice di suggestioni superomistiche tra azione, pericolo, lusso e donne fatali, si è imposto nell'immaginario del grande pubblico come modello inarrivabile di potere e fascino maschile. Il tutto sulla base di un patriottismo reale come quello anglosassone che comporta una vita di sacrificio alla sicurezza nazionale in cui i comfort sono solo dei bellissimi optional.

Dagli anni '70 in poi, dall'esplosione commerciale delle Spy Stories nel cinema e nella letteratura (Clive Cussler con il suo Dirk Pitt per non parlare di Robert Ludlum e di Jason Bourne) il mito di 007 si è sdoppiato, triplicato e così via, nelle innumerevoli forme che cambiavano nel corso del tempo, con nuovi personaggi che vestivano meglio i nuovi costumi sociali. Tanto che il prototipo, caratterizzato dalla personalità di Sean Connery e Roger Moore e dalla penna di Ian Fleming, si è storicizzato a tal punto che la sua prima apparizione letteraria è stata recentemente ripubblicata in Italia dalla casa editrice simbolo della letteratura d'autore: la Adelphi.

Quindi l'immagine dell'eroe fleminghiano oggi appare fascinosamente retro come una Aston Martin degli anni '60. I registi che si sono susseguiti in queste ultime decadi gli hanno cambiato aspetto e atteggiamento, addirittura presentandolo biondo e con gli occhi di ghiaccio di Daniel Craig. E alla terza uscita del Bond dell'attore del Cheshire (dopo Casino Royale e Quantum Of Solace), il personaggio viene persino indebolito, reso vittima dei suoi vizi, tendente all'alcolismo e non più infallibile con la mira.

Il regista della svolta di un personaggio sempre più umanizzato e meno Deus Ex Machina (un po' come gli ultimi Batman di Nolan, sicuramente un segno dei tempi) non poteva che essere l'inglese che meglio di tutti metteva in dubbio la qualità effimera della vita americana (e non solo), il Sam Mendes di American Beauty e Revolutionary Road.

Ma, come in Batman e altri totem del fumetto e del pop novecentesco, il cambiamento, la rivoluzione, da un lato porta a riflettere le contraddizioni e le paure di un tempo dominato dalla crisi e dall'exploit economico cinese (che in questo Skyfall diventa protagonista), dall'altro leva al personaggio quell'ironia distintiva che Bond ha sempre avuto, spersonalizzandone il simbolo.

Non si trattasse di uno 007, Skyfall sarebbe un buon spy, con un protagonista in crisi ma capace al momento di sfoderare i muscoli, sequenze molto belle tra i mercati di Istanbul, i grattacieli di Shanghai e i casino di Macau e un finale nella campagna scozzese eccessivamente lungo. Per il resto, un cattivo ispanico decisamente sopra le righe e poco incisivo (un Javier Bardem biondo, ex spia ispanica al servizio di sua maestà britannica), una Judy Dench ormai vista e rivista nei suoi bronci e nei suoi sguardi, un Ralph Fiennes abbastanza innocuo.

Bérénice Marlohe, prostituta di Macau, è l'elemento più suggestivo dopo le locations. Il resto, James Bond compreso, is history.


VP