Jeder Für Sich und Gott Gegen Alle
di Werner Herzog
Bruno S. (Kaspar Hauser)
Walter Ladengast (Professor Daumer)
Brigitte Mira (servant Kathe)
Willy Semmelrogge (circus director)
Michael Kroecher (Lord Stanhope)
Gloria Doer (Frau Hilter)
Hans Musäus (unknown man)
Henry van Lyck (Cavalry Captain)
Un giovane uomo è stato "allevato" da un pastore (un religioso? un filosofo?), allo stato brado in una stalla al di fuori di qualsiasi società della Germania ottocentesca. Quando viene lasciato dallo stesso nel bel mezzo di una piazza di Nürnberg con una misteriosa lettera in mano viene preso sotto l'ala protettiva di nuclei familiari di ogni classe sociale (prima popolare, poi borghese, infine dall'aristocrazia inglese) che si interessano a lui accompagnandolo in un processo di educazione attraverso cui impara a parlare, leggere, scrivere, suonare musica: ma quando la stessa società vuole imporgli dogmi e esibizioni da baraccone, Kaspar Hauser riesce a sfuggirne confutando qualsiasi legge logica, filosofica, religiosa che gli viene posta. Finché alla sua morte, un omicidio, l'umanità ne risolve superficialmente l'enigma con una diagnosi di malformazioni al cervello.
Solo un tedesco come Herzog poteva fare un film del genere: opera tanto fluida e semplice nella forma quanto complessa negli spunti. Cinema delle domande senza risposta, che descrive la natura umana nelle sue contraddizioni portandone sulla bilancia gli aspetti positivi (la grandezza dell'arte, la forza simbolica dei sogni e delle suggestioni a occhi aperti) e negativi (l'organizzazione sociale e i suoi convincimenti) giocando sulla voglia dello spettatore, al pari dei personaggi, di ottenere il disvelamento del mistero, lasciandolo infine a bocca asciutta con solo una magra giustificazione affatto soddisfacente.
È uno dei film della storia del cinema che si avvicina più alle forme di certa filosofia illuministica e esistenzialista dei secoli XVIII e XIX: Kaspar è uno Zarathustra che messo finalmente a contatto col resto dell'umanità ne individua le doti, i limiti e le bassezze.
Ed è una delle opere più visionarie del secondo Novecento che ha scavato in profondità nelle capacità più nobili di riflettere la realtà della settima arte. E che, dopo il grandioso Aguirre Furore Di Dio, ha sancito lo stato di intoccabile di un regista conosciuto dal grande pubblico per successive opere (Nosferatu, Fitzcarraldo) sempre di altissimo livello ma assai più alla moda.
VP