La rabbia, la depressione e la voglia di fuggire ancora da questa valle di lacrime (l'Italia) sono stati il leit motiv di questo mese di silenzio. Tante cose avrei voluto scrivere, quelle che ora vi dirò. La necessità morale, nei confronti miei e vostri, di giudicare le cose in modo lucido e analitico hanno fatto sì che mi chiudessi per bruciare quegli istinti primordiali in attesa che l'infinita notte passasse del tutto. Ma la notte non passa mai e nel mentre il mio corpo di neo-atleta si fa canzonare da una psicologia alle corde, figlia di tutte le paure che in questo momento attanagliano la mia generazione.
La mancanza di prospettive, di futuro, di uno stage decente dalla LUISS, il libero mercato italiano basato su interrogativi mascherati in logiche massoniche e perverse, l'intraprendenza di mia madre che sente la necessità di scuotermi dal livido grigiore quotidiano spesso mandandomi fuori strada, fanno sì che mi senta continuamente come preda di un infarto. Il cuore batte con regolarità ma la mente mi trasmette messaggi allarmanti. Sono magro e snello ma mi sento gonfio e pesante.
Come da venti anni a questa parte è il Cinema l'amico che mi sorregge, il dolce cantastorie che vorrei tanto ripagare della sua compagnia. Lavorarci per rendendolo migliore è solo un desiderio più utopistico di una lettera a Babbo Natale, almeno in un paese come questo: solo Dio mi potrà aiutare se lo vorrà. L'altro leale compagno di sfoghi è la palestra: mai come in questi mesi ho capito quanto l'attività fisica mi fosse mancata per tutto il corso della giovinezza. Penso sarei stato più bello, più prestante, tutto sommato più piacevole alla vista e meno stucchevole nel personale.
Ma visto che sono ancora un critico rompicoglioni, non posso non parlare di Terry De Nicolò, escort professionista intervistata da RAI 2 e personaggio marginale dello scandalo Tarantini/Berlusconi. La suddetta signorina, rossetto color carne e champagnino tra le dita patinate, tesse le lodi dei rampanti vecchi che simulano giovinezza e faccia tosta da yuppie. Parla di invidie di ragazze brutte "che dovrebbero rimanere a casa per non farsi vedere" e di gente che "c'ha saputo fare". Davanti a questa ninfa sarebbe troppo facile sbraitare giudizi moralistici e indignati. Per quanto mi riguarda, la domanda che mi sono fatto è come sia possibile che un personaggio come Silvio Berlusconi, peraltro amico di Putin e di Lukašenko, presidenti di nazioni famose anche per le bellezze femminili non indifferenti, trovi sollievo e compagnia con queste figlie della cafonaggine mediterranea (anche marocchina), il cui unico fascino possibile è quello del disprezzo atavico. Io non pagherei neanche 5 centesimi di euro per ricevere prestazioni sessuali da cotanta lady... e non è un giudizio morale.
L'intervista di Terry De Nicolò non è altro che uno degli innumerevoli segnali che i mass media e la classe dirigente inviano a un popolo sempre più vittima della crudeltà di input poco etici e molto estetici (anche se non trattasi di chissà che bellezza). Ho pensato molto spesso a quanto possa essere difficile per una ragazza mediamente carina in questo paese vivere una sessualità libera e spensierata; tra la Chiesa Cattolica che continuamente invita a recuperare i valori di castità prima del matrimonio e una classe politica che ama i vizi sessuali e che insegna a usare tutti i mezzi possibili per arrivare al successo (anche la fica), la confusione comportamentale nei confronti del sesso non può che essere l'unica conseguenza. E dal sesso alla politica il passo è molto breve, quasi automatico.
Il 15 ottobre 2011 è stata la giornata mondiale degli "indignados". In più di 50 piazze di tutto il mondo i giovani hanno espresso la loro voglia di libertà da un sistema economico/bancario che inevitabilmente fa cadere il peso della crisi sulle nostre giovani spalle. Come al solito la confusione italica massmediatica ha tramutato un movimento giusto e riflessivo nella solita scorribanda di idee piatte antiberlusconiane: il consueto teatrino amplificato dalla fiducia data al governo grazie al voto determinante di pochi parlamentari del Partito Radicale, che prima di andare alle urne si sono incontrati con il PDL per stipulare patti e altro. Ovviamente, insieme ai "black block" che hanno devastato le vetrine delle banche evidentemente sotto ordine di qualcuno che aveva tutto l'interesse di dare un'immagine negativa del corteo, la cosa più rilevante della giornata è stata la comparsa di Marco Pannella per le strade di Roma: sputi e insulti hanno caratterizzato il diverbio tra il leader radicale e i manifestanti. Premettendo che ho sempre apprezzato il trasformismo dei radicali e il loro distacco dalle parti politiche, nonché penso sempre che prima di una sinistra al governo ci sia bisogno di una sinistra completamente rifondata, il coraggio di Marco Pannella di adempire ai propri diritti di cittadino circolando liberamente tra la folla che lo pungeva al grido di "venduti" è una rincuorante voglia di fare chiarezza sulla situazione italiana e quella del resto del mondo.
Perché, parliamoci chiaro, tra gli "indignados" di Roma e quelli di New York c'è una bella differenza: una differenza di soldi, prospettive e libero mercato, brutale ma vero e operativo nel caso americano, pasticciato, clientelare e oligarchico in quello italiano. La cosa che mi fa paura è proprio il fatto che i miei coetanei davvero non capiscano la differenza tra le situazioni dei vari mondi. I primi imputati in questo caso devono essere l'istruzione e l'educazione scolastica: è davvero folle che una materia fondamentale in tal senso come la sociologia non venga insegnata negli istituti superiori. Se la mia generazione capisse davvero non solo in che mani stiamo, ma anche la mentalità feudale che in questo paese c'è sempre stata e che, quindi, difficilmente cambierà in quanto straordinariamente legata al territorio, allora davvero ci sarebbe un esodo di massa.
Ad andarsene non sarebbero solo quelli che non hanno più una famiglia o situazioni drammatiche da buttarsi alle spalle. E non sarebbero neanche solo i cervelloni che vengono messi subito sotto contratto in California e che arricchiranno non solo le loro vite ma anche le aziende che investono sulla loro creatività, come illustrato in un bellissimo servizio della Iene con Enrico Lucci a intervistare il giovane italiano neoricco che fu chiamato a fare il ricercatore da un professore locale e che poi ha dato una stabilità economica ad altri giovani ingegneri. Ad andarcene saremmo anche noi e le nostre madri ancora positiviste e fiduciose in queste istituzioni, che in questo paese sopravviviamo amaramente: un'esistenza degna di un Fantozzi con un elevato bagaglio culturale e tanta passione per le cose belle.
All'interno di noi stessi e fuori, tutto cambierà affinché nulla cambi. In ciò è la nostra italianità.
VP