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lunedì 13 dicembre 2010

The Social Network (2010) by David Fincher


The Social Network (2010)
di David Fincher

Jesse Eisenberg (Mark Zuckerberg)
Andrew Garfield (Eduardo Saverin)
Justin Timberlake (Sean Parker)
Rooney Mara (Erica Albright)
Bryan Barter (Billy Olson)
Dustin Fitzsimons (Phoenix Club President)
Joseph Mazzello (Dustin Moskovitz)
Patrick Mapel (Chris Hughes)


È davvero incredibile che un film incentrato sulla nascita del social network più famoso del mondo si riveli, più di ogni altra, l'opera che tratta il tema dell'incomunicabilità. Potente controsenso di questo capolavoro arcigno: nessun Dogma 95 o naturalismo o neorealismo ha mai fatto così male come l'estetica piatta, statica, spesso rinchiusa tra quattro mura o dentro un PC dell'ultima pellicola di David Fincher. Che, grazie alla collaborazione del grandissimo sceneggiatore Aaron Sorkin, ci regala non solo il suo film più riuscito, ma anche uno dei più importanti dal 2000 a oggi.

Mark Zuckerberg, il miliardario più giovane del mondo, vive dentro di sé le contraddizioni dell'essere ragazzi in questa era di multimedialità e competizione a tutti i costi: dal fantastico prologo, nel quale, sorseggiando una birra in un pub di Harvard, manda letteralmente a puttane il rapporto con la fidanzata, si rivela la natura asociale, estremamente nerd e squallidamente misogina di una creatura del mondo contemporaneo. Creatura in grado sia di distruggere il rapporto anche con l'unico amico, tanto da arrivare a una crudele guerra legale, sia di creare il sistema che permette, dapprima agli esclusivi college americani, poi al mondo intero, di condividere vite, interessi, passioni, amori e essere amici di tutti e al tempo stesso di nessuno. Chiaramente l'unico individuo in grado di stargli accanto è altrettanto squallido dal punto di vista morale, quanto vincente e geniale: Sean Parker, il creatore di Napster, colui che a metà anni '90 ha cambiato il nostro modo di rapportarci con l'industria musicale grazie al peer to peer illegale.

Mostri da horror contemporaneo? Western verbale con le tastiere al posto dei fucili? Più che altro purissimo cinema d'autore: nessun film prima di questo si era avvicinato addirittura ai territori rigorosi di Carl Theodor Dreyer.

Un film che è già storia del cinema.


VP