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giovedì 11 settembre 2014

Under the Skin (2013) by Jonathan Glazer


Under the Skin (2013)
di Jonathan Glazer

Scarlett Johansson (Laura)
Paul Brannigan (Andrew)
Jessica Mance (Alien)
Joe Szula
Krystof Hádek
Scott Dymond
Jeremy McWilliams
Lynsay Taylor Mackay


Una ciambella spaziale si unisce a un corpo sferico e un motociclista recupera da un sentiero il corpo di una giovane donna. Questa viene portata in una sorta di Matrix bianco e asettico, dove Laura la spoglia e, come i Terminator qualche decennio fa, se ne impossessa delle vesti per iniziare la missione. Che è quella di girovagare con un van per le strade di Glasgow e sedurre quanti più uomini per poi attrarli in una villetta dove un pavimento liquido li assorbe tramutandoli in poltiglia.

Non ci sono spiegazioni, solo accenni che portano lo spettatore a ricercare il mistero del film nei dettagli d'immagini che si susseguono: un caleidoscopio d'invenzioni che esaltano la grazia androgina di una Scarlett Johansson mai così fascinosa, bellezza replicante e crudele, assai diversa dalla provocante silhouette bionda di Natasha Henstridge, che negli anni '90 interpretava un ruolo simile nel più divertito e meno ambizioso Species. Recitazione sottotono, atmosfera rarefatta dai tempi dilatati, dai silenzi, dalle pause di riflessione che proteggono l'umanità dalla furia distruttiva aliena: Laura si guarda allo specchio e capisce la bellezza delle sue forme. Una sensibilità femminea nasce in lei, nonché una solidarietà verso la diversità e la solitudine dell'uomo: un elephant man la scampa ed è l'inizio di un cambiamento che le costerà caro, quando l'umanità tirerà fuori il suo lato più violento e distruttivo, un lato di gran lunga più feroce di qualsiasi piano alieno.

Tratto dall'omonimo romanzo dell'olandese Michel Faber, che non abbiamo letto ma che deve essere molto diverso nelle intenzioni, Under the Skin ha echi di certo sci-fi simbolico di una volta, Tarkovskij su tutti. La trama è un pretesto per la creazione di suggestioni visive e onirismi, la regia gioca di citazioni classiche e si evidenzia anche per l'uso diegeticamente ambiguo e onomatopeico della musica. Qualche spiegazione in più avrebbe giovato; così, senza una guida ufficiale, la pellicola si presta a qualche fraintendimento sulla natura moralistica del messaggio che se ne potrebbe ricavare: la libido sessuale porta alla morte mentre la sensibilità è la via per la salvezza.

Qualche decennio fa (dai '90 in giù) sarebbe diventato un classico. Oggi è un interessante e godibile film d'autore: il nuovo millennio sta ridimensionando la potenza della visione.


VP