Per chi ama la letteratura, scrivere racconti, essere cittadini del mondo e riflettere sulla Settima Arte

giovedì 24 aprile 2014

The Grand Budapest Hotel (2014) by Wes Anderson

The Grand Budapest Hotel (2014)
di Wes Anderson

Ralph Fiennes (M. Gustave)
F. Murray Abraham (Mr. Moustafa)
Mathieu Amalric (Serge X)
Adrien Brody (Dmitri)
Willem Dafoe (Jopling)
Jeff Goldblum (deputy Kovacs)
Harvey Keitel (Ludwig)
Jude Law (young writer)


Nello stato immaginario di Zubrowka, una specie di Bratislava austroungarica, si erge il Grand Budapest Hotel, un tempo splendente e caramellosa istituzione dell'alta borghesia mitteleuropea, ora struttura dal fascino decadente che non intacca la qualità dei suoi bagni termali. Uno scrittore inglese ci incontra Zero Moustafa, uomo ricchissimo del deserto che vi trascorre un tempo della memoria tra il salone ormai vuoto e una topaia di camera per la servitù: una cena tra i due è l'occasione per quest'ultimo di rispolverare la sua storia come garzone dell'hotel alle dipendenze di un concierge sciupavecchie facoltose nel Novecento delle guerre, di una milizia nazionalista tanto buffa quanto ritardata, delle frontiere aperte e chiuse. Una delle anziane amanti del concierge Gustave muore in viaggio e lascia gli averi più preziosi, tra cui uno strambo dipinto di valore inestimabile, proprio a quest'ultimo che si ritrova a fronteggiare un figlio crudele e vendicativo, un killer spietato con flacone di alcol sempre a portata di mano, una reclusione ingiusta nel carcere di massima sicurezza. E una storia d'amore tra Zero e la povera pasticciera Aghata, tragica e risolutiva.

Wes Anderson continua col suo cinema della marionette, con la sua sarabanda di situazioni grottesche, personaggi tracciati partendo dagli aspetti più bizzarri, dalle loro affascinanti debolezze, e offre una luccicante interpretazione della Storia che il suo cinema ingloba come un paesaggio natalizio dentro una palla di vetro. Gli spunti sono geniali ed espressi da una regia che gioca su più scelte e più livelli, dalla camera fissa e il quadro in movimento alle finte soggettive, una superba colonna sonora che accompagna l'azione giocando tra diegesi e non, un cast stellare che si cuce perfettamente sui tic dei caratteri. È un film strano da vedere in questa stagione, che a dicembre avrebbe sbancato il botteghino con la sua favola a tutto tondo, che come quasi tutti i film di Anderson trova il suo anello debole nella scrittura, poco compatta e talvolta arrancante nell'incastrare con precisione la ricchissima varietà di personaggi che presenta, letteralmente divorata dall'estro registico dell'autore.


VP