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martedì 2 aprile 2013

... E USCIMMO DALL'URNA A "VEDER" LE STELLE (02/04/2013)

Io sono un ragazzo... anzi no ormai sono un uomo... anzi no, ormai sono un giovane uomo che non avrebbe alcun problema a definirsi di Sinistra. Le naturali predisposizioni alla critica, alla messa in discussione, all'anticonformismo, all'amore per le forme artistiche e alla curiosità e alla totale apertura nei confronti del "diverso" mi rendono un nemico militante di ogni forma di conservazione.

Io sono un giovane uomo di Sinistra che alla prima chiamata elettorale sbarrò il simbolo di Forza Nuova. A quei tempi frequentavo le assemblee d'istituto e i circoli di politica extraparlamentale e, parafrasando John Milius, amavo autodefinirmi un "fascista zen". Tra un film di Truffault, uno di Godard, uno di Nanni Moretti e un altro di Ermanno Olmi spiegavo agli amici delle fazioni più diverse il mio personale punto di vista sulla politica di un paese che già allora non amavo. E se inizialmente tutti mi prendevano per visionario, vittima di una confusione mentale e ideologica che mi poteva rendere ridicolo agli occhi della gente, dopo pochissimo tempo tutti se non mi davano ragione, quantomeno comprendevano il mio stato d'animo.

Tutto iniziò quando nei primi mesi del liceo, e dell'adolescenziale necessità d'appartenenza a uno schieramento, mi trovai quasi per sbaglio ad ascoltare il discorso di un mio neocompagno di scuola a un'assemblea di Lotta Comunista: a dire il vero egli mi aveva promesso che saremmo andati al cinema a vedere un film dei Coen (Fargo), invece passai l'intera giornata a sorbirmi sproloqui anticapitalisti e citazioni di Lenin e Engels fatte perlopiù da studenti in calore, mossi di gran lunga dalla voglia di darsi un tono sociale (e arrivare finalmente a saggiare labbra di coetanee del sesso opposto) piuttosto che da una profondità politica.

Non che io fossi così diverso da loro, anzi ero peggio, quasi malato... Fatto sta che ben presto fui trascinato in più di una piazza per manifestazioni di Democratici di Sinistra, nelle loro moltitudini di forme, simboli, bandiere e denominazioni sempre più disparate.

Un giorno, in una piazza del Popolo colma di studenti e insegnanti che si lagnavano per i tagli alla scuola del governo, mi guardai attorno e di punto in bianco decisi di andarmene. E le cazzate che Walter Veltroni blaterava dal palco addobbato di bandierine variopinte da circolo per neonati mi dimostravano soltanto una cosa: che quelli di Lotta Comunista, nella loro tana di romanticissimi discorsi rivoluzionari, tutto sommato non mi trovavano così d'accordo ma mi esprimevano la sincera tenerezza di film come Crepa Padrone, Tutto Va Bene o La Classe Operaia Va In Paradiso; ma quando questi, spinti dalla necessità di togliersi dalle scatole un nemico cinico e più grande di loro come Berlusconi e la maggioranza silenziosa di un popolo di eterni abbocconi, si riversavano per le strade a unirsi coi fratellini moderati diventavano parte di un concentrato di retorica, demagogia e banalità.

Quel giorno del '97 in cui dopo aver lasciato i miei compagni di scuola in piazza urlai nel sottopassaggio della metro "che massa di pecoroni" ebbi la giusta premonizione che il mio futuro sarebbe stato deciso dall'alto attraverso un continuo braccio di ferro tra una massa di inetti col compleso d'inferiorità e uno spietato ex palazzinaro che nel corso dei decenni ha capito tutti i vezzi dei polli da spennare. Polli democristiani e col mito del successo e di certa meritocrazia all'amatriciana, quella che lo stesso ex palazzinaro ha usato tramite le sue reti private per educare le sue bestie e prepararsi la strada alla cura dei cazzi suoi.

Allora mi creai dei personaggi con cui parlare alla gente (il Valerio condito in tutte le salse) e alle urne scelsi rispettivamente neofascisti, comunisti, per poi trovare una casa piuttosto comoda e ospitale, vicina alle mie vere idee e con una storia di piccole lotte contrassegnate da ciò che reputo la cosa fondamentale per un partito politico (e che ovviamente in un paese farlocco come questo è ben lontana anni luce dalle preferenze maggioritarie): la coerenza. Diventai un Radicale, anche se non smisi di frequentare e discutere di politica con neri e rossi; perché i miei veri nemici non stanno mai agli estremi ma risiedono ben fermi al centro. Magari posso pensare che il nazionalismo e i concetti di patria, famiglia e religione siano stupidissima propaganda per menti deboli, ma niente mi vieta di pensare che personaggi raccontati dalla Storia Ufficiale come dittatori senza scrupoli e che sotterrarono la dignità dell'Uomo fossero in realtà molto meno infimi di nullità come Veltroni, D'Alema, Achille Occhetto e altri arrampicatori della fine del Partito Comunista Italiano.

Tornando a qualche decennio fa non avrei avuto problemi a votare tanto Togliatti e Berlinguer quanto un Almirante. E questo non mi crea uno sdoppiamento di identità come molti dei miei amici, compagni o camerati, possono pensare. Io sono stato sempre a favore di una unione tra Radicali e estremisti; cosa che non succederà mai perché le stesse parti in causa ragionano nel 2013 ancora memori degli eventi storici e dell'eredità del Novecento. E i poteri forti, quelli che lavorano sulle tonalità di grigio per mangiare il più possibile alle spalle dei dormienti che si arruffano tra loro, hanno tutto l'interesse affinché i centri sociali di ambo le parti si sfidino a vicenda e concentrino al proprio interno i fermenti sociali più bassi tanto da averne un controllo e, nel caso, attaccarli.


Prima della fondazione del Movimento 5 Stelle il nome di Beppe Grillo mi era piuttosto innocuo. Sarà perché ho imparato negli anni a odiare il mezzo televisivo (quindi perdendomi molte delle sue performances prima che il genovese si buttasse sul web), sarà perché come comico Grillo è stato uno dei più anticinematografici mai visti. Cercasi Gesù (regia di Comencini) e Topo Galileo sono due film assai strani, impregnati di quel senso del grottesco tipico degli anni '70 e '80 che ad esempio Benigni o Renzo Arbore sapevano giostrare a menadito (col Pap'Occhio punta di diamante), ma nel quale la personalità iconoclasta di Grillo non splendeva a tutti gli effetti. Poi iniziai a frequentare il suo blog, sempre con occhio esterno, e con Youtube ne scoprii le uscite teatrali.

Tutto sommato nel mio modo intendere la politica in questo tornata elettorale M5S sostituiva i Radicali. La crisi, la mia situazione di precario/disoccupato perenne, la stanchezza del berlusconismo e il desiderio di contribuire al crollo delle certezze del suo movimento e dei suoi fedelissimi, di quello stuolo di yes man, nani e puttane (e famigliole perennemente terrorizzate dal comunismo come la mia), mi stava portando a votare una volta per tutte il centrosinistra. E se Renzi avesse vinto le primarie al posto di quell'ippopotamo di Bersani forse lo avrei fatto davvero.

Poi ho aperto una foto del buon Grillo, una di quelle in cui lui ti fissa con quegli occhi sbarrati di follia rivoluzionaria. Quella follia che contiene il genio e la forza distruttiva capace di far crollare un intero sistema, persino di mettere in piedi una guerra. Poi sono corso davanti allo specchio e mi sono guardato in volto: la follia dello sguardo di Grillo è la stessa che vedo in me stesso quando mi trovo davanti a un capolavoro, a qualcosa che mi esalta, che mi manda in visibilio.

E allora non ho avuto esitazioni... sbarriamo queste 5 stelle e mandiamoli tutti a casa. Uccidiamoli tutti... tutti quanti. E' stato un successo, un successo che poteva incorrere in un problema: dare la fiducia al centrosinistra che in ogni caso aveva la maggioranza relativa dei voti. Leggendo i giornali e i commenti degli aficionados dei siti de Il Fatto Quotidiano, L'Unità e Repubblica, mi sono detto 'e vabbè, almeno è un inizio'.

Tutto mi sarei aspettato, tranne che gli esponenti di M5S non dessero la fiducia a Bersani: passai l'intero pomeriggio a guardare la consultazione, poi, quando ormai era chiaro come sarebbe andata a finire, ho stappato una bottiglia di vodka che tenevo nel freezer, mi sono sdraiato sul letto e sono rimasto tutta la notte con un sorriso a 360 gradi.

Finalmente c'è un partito politico che mi rappresenta. E non me ne frega un cazzo se Berlusconi resusciterà (ancora per poco, perché M5S ha la forza e la brutalità di sconfiggerlo davvero, una volta per tutte)... S'aspettavano la fiducia e invece se la sono presa nel culo.

Grazie Beppe... grazie davvero.


VP