Per chi ama la letteratura, scrivere racconti, essere cittadini del mondo e riflettere sulla Settima Arte

mercoledì 27 febbraio 2013

Anna Karenina (2012) by Joe Wright


Anna Karenina (2012)
by Joe Wright

Keira Knightley (Anna Karenina)
Aaron Taylor-Johnson (Vronsky)
Jude Law (Karenin)
Matthew MacFadyen (Oblonsky)
Eric MacLennan (Matvey)
Kelly Macdonald (Dolly)
Aruhan Galieva (Aruhan)
Alicia Vikander (Kitty)
Tannishtha Chatterjee (Masha)





Quando pensi che ormai nel XXI secolo la letteratura Ottocentesca, la sua lentezza epica, il suo senso della Storia, abbia ceduto il passo definitivamente alla frenesia della civiltà dell'immagine contemporanea, ecco spuntare di tanto in tanto questi prodotti lucidati per l'occasione che fanno la felicità di nostalgici anziani e giovani studenti di letterature comparate (questa l'idea guardandomi attorno nell'oscurità di una sala del sabato sera riempita a metà). Film inglesi che ripropongono classici della letteratura, perché ricordiamoci sempre che si stava meglio prima, in tutti i sensi, e che si fissano l'obiettivo di rilanciare le suggestioni di due secoli fa con uno stile della narrazione agile e brillante.

Joe Wright rispolvera le 800 e passa pagine dell'eroina di Tolstoj che osò sfidare le etichette dell'alta società imperiale della Russia pre-rivoluzionaria in nome dell'amore per l'ufficiale Vronsky e che nell'ortodossa cultura russa rappresenta il simbolo più femminista di un paese fondato sulle tradizioni patriarcali. Lo fa seguendo uno stile iperrealista fatto di sequenze che si accavallano in modo omogeneo e movimenti di macchina che seguono i protagonisti in un walzer continuo di invenzioni visive e inquadrature vorticose e eleganti. Dalla parte centrale al finale, dall'esplosione sentimentale di Anna per il suo amante in contrasto con la rigida attenzione del marito Karenin nei confronti dell'opinione diffusa dell'alta aristocrazia, il film diventa un continuo stream of conscousness che segue i pensieri, i tormenti e le narrazioni interiori dei personaggi.

Peccato che a fare da contraltare alle scelte giuste della macchina da presa, Keira Knightley (Anna) e Aaron Taylor-Johnson (Vronsky), nonché Jude Law (Karenin), sembrino un po' imbalsamati e non restituiscano affatto la passione delle pagine di Tolstoj.

D'altronde compito più arduo non ci potrebbe essere: solo Greta Garbo nel '35 riuscì a bucare lo schermo e far piangere lo spettatore per il suo amore per Vronsky e la sua rabbia nei confronti dell'aristocrazia. E se neanche nel '97 Sophie Marceau riuscì nell'impresa, non si vede come la Knightley potesse innalzare la forza di un film, una storia, un romanzo che nell'intimità patetica dei personaggi trova il suo punto nevralgico.


Recensione dedicata alla mia amica Ekateryna Suleymanova, che mi ha invitato a vedere il film con lei.


VP