Kaboom (2010)
di Gregg Araki
Thomas Dekker (Smith)
Haley Bennett (Stella)
Chris Zylka (Thor)
Roxane Mesquida (Lorelei)
Juno Temple (London)
James Duval (the Messiah)
Andy Fischer-Price (Rex)
Jason Olive (hunter)
Ormai non ci facciamo neanche più caso... anche stavolta i nostri cari distributori, che sono i primi responsabili del monopolio nei cinema dei blockbuster americani e delle commediole nostrane per gentaglia moderata, hanno deciso di non far uscire in sala l'ultimo film di uno degli autori che hanno trattato la sessualità giovanile con un occhio meno stereotipato. Fosse mai che i nostri ragazzi si trovino a contatto con qualcosa di inusuale e sorprendente.
Ci consola che, almeno stavolta (e non ad esempio nel caso di Bully di Larry Clark, anch'esso non presentato dopo essere approdato a Venezia con pur ottime impressioni) la distribuzione dell'ultima opera di Gregg Araki, già peraltro datata di due anni, solo on demand (presso questo portale) è un danno che non vorremmo subire ma neanche troppo grave.
Il cinema di Araki è quello popolato di ragazzi a petto nudo in interni modesti e cosparsi di cultura pop. Scopano come ricci (in due, in tre), si perdono nei meandri di una giovinezza fatta di tante domande e poche risposte e che il sesso, gay o etero che sia, appaga solo per la durata di un amplesso. L'estetica è quella che conosciamo dai tempi di Totally Fucked Up, ovvero un MTV psichedelico, meno rassicurante e plasmato da un montaggio iperattivo. I ragazzi sono tutti fragili, bellissimi, da rivista patinata californiana: i loro corpi sono illuminati dai colori freddi e caldi di una fotografia studiata.
Ma se in Mysterious Skin il regista sembrava procedere con i soliti temi (più un sorprendente, dolce approccio alla pedofilia che già era provocazione) verso una direzione più classica e quindi evolutiva del proprio cinema, Araki con Kaboom torna ai ragazzi del college americano, in particolare californiano da dove egli proviene, e mischia la propria enorme abilità nel descrivere i meccanismi sociali e gli intenti che si celano dietro le azioni dei ragazzi con una trama e dei punti di svolta che vorrebbero strizzare l'occhio al Lynch di Twin Peaks ma sembrano una copia piuttosto sbiadita del già fiacco Donnie Darko. In mezzo c'è una setta segreta che si batte per un nuovo ordine mondiale che rimanda esplicitamente a Scientology.
La sensazione è che tutto sia blando e inutile, forse un pretesto per Araki di concentrarsi sui ragazzi, i suoi angeli. Nowhere era un'altra cosa.
James Duval, dopo essere stato coniglio in Donnie Darko, fa uno strambo Messiah e il suo volto è ormai talmente scontato da non essere più maledetto. La biondina inglese Juno Temple (London) è la figlia del regista di Sex Pistols - Oscenità e Furore.
VP