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martedì 31 gennaio 2012

Shame (2011) by Steve McQueen


Shame (2011) 
di Steve McQueen

Michael Fassbender (Brandon Sullivan)
Carey Mulligan (Sissy Sullivan)
James Badge Dale (David Fisher)
Nicole Beharie (Marianne)
Alex Manette (Steven)
Loren Omer (Loren)
Lucy Walters (woman on subway train)
Hannah Ware (Samantha)


I film dei registi che provengono dalla videoarte hanno sempre il difetto di apparire frammentari e non omogenei. Per un videoartista la singola scena è spesso più importante dell'insieme e si viene a creare quell'effetto di scollamento visivo e narrativo che è il nemico dello spettatore che cerca di mettere insieme i cocci per capire che razza di film stia guardando.

Shame di Steve McQueen è proprio il prototipo di questo tipo di audiovisivo, infarcito di suggestioni minimaliste da Brat Pack americano di 30 anni fa e di sequenze metalinguistiche che riflettono il rapporto tra il protagonista e il sesso. Un rapporto maniacale e conflittuale, ricercato quanto sfuggente quando in mezzo ci si mette il sentimento di una sorella pazzoide ma in fondo affettuosa. Per lo yuppie Brandon Sullivan, fratello dei manichini palestrati e superficiali, talvolta pluriomicidi, di Bret Easton Ellis e Jay McInerney, la perfezione di una vita fredda e di un appartamento asettico deve essere sfogata da gigabyte di pornografia e sesso a pagamento. Ma a Steve McQueen, che non è il biondo che sfrecciava a Le Mans bensì un British nigger esteta, queste ossessioni sfuggono di controllo e alla fine del film non ci sono tristezza, solitudine o anche solo una ferita.

A rimanere sono Michael Fassbender, i suoi occhi di ghiaccio e il suo corpo asciutto, e il megacarrello bidimensionale (che ricorda tantissimo il finale di Manhattan di Woody Allen) sul footing notturno del protagonista per una New York rarefatta e non convenzionale come invece è lo sguardo sensibile di Carey Mulligan, che dopo Drive è diventata l'icona di certa stucchevole femminilità indipendente.


VP