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giovedì 5 gennaio 2012

I Soliti Idioti (2011) by Enrico Lando


I Soliti Idioti (2011)
di Enrico Lando

Fabrizio Biggio (Gianluca De Ceglie, Gisella Franchi, Fabio Rizzi, Giampietro Bianchi)
Francesco Mandelli (Ruggero De Ceglie, Sebastiano Credici, Fabio Rizzato, Marialuce Bianchi)
Madalina Ghenea (Smutandissima)
Gianmarco Tognazzi (avvocato De Peverelli)
Giordano De Plano (automobilista)


Pietro Valsecchi è un ex studente intellettualoide del DAMS che racconta di non aver capito nulla del cinema finché non si è cimentato nella produzione con la sua Taodue. Quando gli si chiede dove il cinema italiano stia andando a parare non esita a presentare il suo fenomeno più redditizio (ovvero Checco Zalone) come la degna evoluzione del cinema popolare, quello bello di Dino Risi e Steno. Quando poi viene a parlare a una scuola superiore di cinema (nel caso del sottoscritto la LUISS Writing School) si illumina d'immenso con l'atteggiamento sornione di chi ormai sa tutto senza dare la minima occasione o apertura a degli studenti di sceneggiatura in cerca di una piattaforma su cui iniziare la propria carriera.

Peccato, perché guardando I Soliti Idioti si capisce come Pietro Valsecchi in realtà avrebbe tanto bisogno di idee nuove e forze fresche. Anche per un simpatizzante come il sottoscritto della sitcom di Mtv, che ha fatto milioni di ascolti e si è portato dietro una miriade di fans tra piccolo schermo e internet, questa epopea di trash, già visto e parolacce è letteralmente indigesta e offensiva nei confronti dell'intelligenza dello spettatore.

Se i personaggi di Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio trovavano nella breve serialità televisiva una forza iconoclasta vagamente dadaista, sul grande schermo rimangono intrappolati nella propria volgarità sopra le righe a causa di un plot che lega in modo rozzo e forzato le vicende di father & son, la coppia di modaioli razzisti, quella di omosessuali complessati verso un invisibile e forse inesistente disprezzo altrui e lo sketch della casseria crudele e del motociclista che deve spedire un pacco.

Non c'è scrittura (tantomeno sceneggiatura), non c'è regia, la recitazione è già vista. Le scene musical che vedono protagonisti i due froci sono di un kitsch terrificante.

Un progetto fatto a tavolino esclusivamente per strappare i 5 euro (7 per lo spettacolo serale) dagli spettatori che ridevano su youtube delle avventure di papà Ruggero e Gianluca che ben fotografavano i rapporti anche morali tra due generazioni maschili. Un'operazione tanto vincente (primo al box office per settimane) quanto rappresentazione dell'anticinema. Una malattia del cinema italiano che avrà anche un sequel. Che Dio ci aiuti.


VP